giovedì 2 dicembre 2010

Chi sono

Sono nato l’8 Maggio 1963 a Bondeno (Ferrara), a tutt'oggi mia dimora fisica. Ho compiuto studi tecnici, ma da sempre ho coltivato una grande passione per l’arte. Alla perenne ricerca del ‘soggetto’ arte, più che dell’oggetto artistico, mi infiammo davanti ai maestri riconosciuti come l’amico Guglielmo Mari, Rauschenberg, Caravaggio, Van Gogh, Gaudì, Dalì. Strana lista, vero? Quasi una testimonianza dell’assenza di spazio-tempo in cui vivo, che mi tormenta e mi spinge a raccogliere un manifesto da strappare in strada, un frammento di foto perso da chissachi, un giocattolo rubato alle figlie per sporcarlo in un gesto veloce con la pretesa di renderlo arte. Non è facile definire la mia produzione. Sarebbe come tirare delle linee intorno al mio lavoro – quella cornice che non metto mai... - dimensioni, categorie, stime e valutazioni non sono cose per me. Non è che non mi riguardino o non mi interessino. Semplicemente non trovano spazio. È con l’intensità del tratto, è col dolore sotteso ad ogni elemento delle mie creazioni, anche in quelle apparentemente ironiche o blasfeme, che voglio trasmettere l’innocente ma feroce dolore dell’esistenza. Proverò allora, invece di usare le parole - che trovano il loro spazio storpiato nei titoli - a descrivere le opere attraverso le tecniche e i materiali. Qui colori acrilici, grazie alla tecnica del collage, copulano con fotografie, ritagli di giornale, pellicole adesive di varia natura, stoffe, giocattoli smessi e scarti industriali: piccolo catalogo della casualità dell’universo concentrato nel quadrato di una tela. Ma di che tele vado parlando poi? Il pennello non lo uso più da anni, preferisco pennarelli (sì, quelli delle figlie), colla, nastro adesivo, punteruoli, trapani e saldatori. Il mondo dell’arte ha perso i propri confini fisici e meta-fisici, ed è per questo che le mie opere le inserisco, con pochissimo riguardo, tra fogli di plexiglass: vorrei costruire un ponte tra l’arte e il quotidiano. L’opera resta come sospesa in una sorta di vuoto, una passerella sospesa sul nulla, a mostrarne l’inderterminatezza e la fragilità. Su questa passerella autore e fruitore possono incontrarsi forse con uno sguardo veloce, anche - perchè no? - d’imbarazzo o di paura, come chi si ritrovi di fronte al se stesso che preferisce dimenticare.

Nessun commento:

Posta un commento